Musica, Cinema e Psicologia – la colonna sonora del film Interstellar

Dott. Giorgio ConteCuriosità, Psicologia, Ricerche

Chi ha avuto il piacere di assistere al cinema al recente film “Interstellar” diretto da Christopher Nolan, oltre che essere rimasto piacevolmente coinvolto dalla trama del film, sarà stato certamente coinvolto anche dall’incalzante ed emozionante colonna sonora che ricorre lungo tutto l’arco della proiezione della pellicola.

Le musiche del film sono state scritte e composte dal compositore Hans Zimmer, noto per aver composto alcune tra le più belle colonne sonore del cinema degli ultimi decenni, tra le quali: Rain Man – L’uomo della pioggia, Il re leone, Mission Impossible, Il gladiatore, La sottile linea rossa, Il codice da Vinci, Il cavaliere oscuro, Inception, The Rock, Pearl Harbor, Kung Fu Panda, e molte altre.

Come è già noto, la musica inserita in alcune scene dei film ha la funzione di catalizzare, o veicolare le emozioni, per suscitare, o ampliare nello spettatore la sensazione di emozione percepita, o da percepire.
Ad esempio nei thriller, o nei film horror, nelle scene di terrore si privilegiano delle melodie in crescendo compulsivo (Shining o Psycho) che preparino lo spettatore ad una scena “dura” o “cruenta”.
Nelle commedie romantiche, invece, si preferiscono melodie che suscitino nell’ascoltatore brividi, pelle d’oca e commozione/lacrime/pianto nei soggetti più sensibili; questo fenomeno è stato chiamato appoggiatura. Questo fenomeno è stato studiato dallo psicologo inglese John Sloboda il quale condusse un’indagine in tal senso. Chiese a degli esperti di musica di elencare passaggi di canzoni che notoriamente provocavano reazioni fisiche nell’ascoltatore, come lacrime o pelle d’oca. I partecipanti identificarono venti passaggi che portavano al pianto, e una volta analizzate le proprietà, vide emergere una caratteristica comune: 18 di questi contenevano un espediente musicale chiamato, appunto, “appoggiatura”.
Questi altro non è che un tipo di ornamento formato da una nota (indicata in dimensioni ridotte rispetto alle altre) che, anteposta a un’altra nota o a un accordo, toglie un valore alla nota successiva, creando una dissonanza che genera tensione nell’ascoltatore e la risolve con il ritorno al suono originale. La presenza di molte appoggiature vicine genera un ciclo di tensione e rilascio che, alla fine, provoca la reazione emotiva.

Per quanto riguarda la colonna sonora di Interstellar, Hans Zimmer ha individuato la spina dorsale della colonna sonora nelle robuste, ma esaltanti note dell’organo, e aggiunge: L’organo racchiude un elemento umano, perché ha bisogno del soffio per emettere il suono. Su ogni nota, si sente il respiro, e all’apice del suono si avverte l’impeto dell’aria nell’ambiente che segue il plesso solare fino a far vibrare le finestre, così, pur trattandosi di uno strumento complesso tecnologico, crea suoni di una qualità primordiale.
Per arricchirne i suoni che emette, Zimmer ha aggiunto un coro di strumenti con fiati, archi, pianoforte ed ottoni che, come l’organo, appartengono ad un’epoca in cui gli strumenti venivano suonati in modo analogico e meccanico, piuttosto che generati digitalmente.
Lo spettatore/ascoltatore viene dapprima cullato dall’alternanza delle due note iniziali dell’organo (DO-LA, DO-LA / MI-LA, MI-LA / RE-LA, RE-LA / FA-LA, FA-LA…) che si susseguono lungo la prima metà della melodia e inserita nelle scene topiche del film, suscitando in lui sensazioni confortanti e rilassanti, richiamando il movimento di una culla che dondola, o la sonorità semplice e confortante di una ninna-nanna che trasmette benessere e sensazioni positive, per poi cambiare tonalità, intensificando note d’organo più sofisticate – senza variare il ritmo – ma in un crescendo continuo e ripetuto che porta lo spettatore/ascoltatore a sperimentare un livello di sensazioni via via più intense, in una tensione emotiva costantemente crescente.
Questo “percorso” musicale accelera il battito cardiaco, dello spettatore/ascoltatore provocandogli una maggiore tensione emotiva, brividi e “pelle d’oca”.

A tal proposito, il professor Guhn, insieme ai colleghi Hamm e Zentner della Columbia University, hanno studiato alcuni brani musicali che causano reazioni come brividi, o “pelle d’oca”, riproducendole per un gruppo di ascoltatori su cui ha monitorato le reazioni fisiologiche come il battito cardiaco e la sudorazione.
I passaggi che davano i brividi agli ascoltatori, scoprirono, condividevano almeno quattro caratteristiche. Iniziavano in modo sommesso diventando più forti all’improvviso. Includevano il brusco ingresso di una nuova “voce”, come un nuovo strumento o un’armonia. Spesso comportavano un’espansione delle frequenze suonate. […] Infine, tutti i passaggi contenevano inaspettate deviazioni nella melodia o nell’armonia.

Riassumendo, dunque, si può affermare che l’emozionante colonna sonora di Zimmer all’inizio ci rilassa con un ritmo molto lento e confortante per poi farci rabbrividire, coinvolgendoci emotivamente quando include sorprese nel volume, nel timbro e nel tessuto armonico.
Va precisato, comunque, che l’esperienza emozionale è sempre soggettiva e infatti in alcuni soggetti sensibilmente più ansiosi, ad esempio, questo brano potrebbe avere funzioni ansiogene, innalzando la sensazione d’ansia (o d’angoscia) percepita. Ad ogni modo il brano principale della colonna sonora di Interstellar verrà certamente annoverato tra le colonne sonore più belle e coinvolgenti del panorama cinematografico mondiale.

La colonna sonora di Interstellar composta da Hans Zimmer è ascoltabile a questo link:  http://www.youtube.com/watch?v=QFn2JcfKtJo

Bibliografia e sitografia
Sloboda John A. – La mente musicale, Il Mulino, 2002
Guhn M, Hamm A., Zentner M. – Physiological and Music-Acoustic Correlates of the Chill Response, 2007, University of Columbia.
www.cineblog.it/post/456904/interstellar-la-colonna-sonora-del-film-di-christopher-nolan
www.ilpost.it/2012/02/15/come-mai-adele-fa-piangere/
www.stateofmind.it/2014/10/perche-preferiamo-suoni-bassi-profondi/