Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS)

Dott. Giorgio ConteAnsia, Psicologia, Stress

In questo articolo parleremo dei traumi che vivono le persone adulte e i bambini, in situazioni connotate negativamente e fortemente stressanti che possono portare a un circolo vizioso logorante e dannoso per la salute psicofisica dell’individuo.

La storia del trauma è antica quanto le guerre e la distruttività dell’uomo, e l’etimologia deriva dal greco e rimanda al concetto di ferita, significato rimasto inalterato in tutte le principali definizioni degli altri dizionari. Freud parlava del trauma alla stregua di una ferita non smaltita dal sistema neurologico, che veniva pertanto convertita in un sintomo psichico e fisico (psicosi, nevrosi, ecc.).
L’esperienza traumatica accade quando in una giornata qualunque arriva un fulmine a ciel sereno, un evento, una notizia, un fatto, per cui più niente è come prima.
Questa è la caratteristica principale del momento traumatico: è uno spartiacque per cui dal momento in cui arriva c’è un prima e un dopo, ci si scopre vulnerabili, il mondo non è più sicuro, non ci sono più sicurezze e la realtà con cui dobbiamo fare i conti è diversa.

Criteri diagnostici
Il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, in cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri, come, ad esempio, aggressioni personali, disastri, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi.
I pazienti con PTSD vengono abitualmente classificati in tre categorie, in base al loro tipo di coinvolgimento nell’evento critico che ha originato il disturbo:
primari, le vittime dirette che hanno subito personalmente l’evento traumatico;
secondari, i testimoni diretti dell’evento, o i parenti delle vittime primarie (ad esempio, nel caso di un lutto);
terziari, il personale di soccorso (volontario o professionale) che si trova ad operare con le vittime primarie o secondarie.
La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore e l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni, incubi e sogni spiacevoli, agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale, aumentato, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
L’insorgenza del Disturbo Post Traumatico da Stress può intervenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico (ad esordio ritardato) e la sua durata può variare da un mese alla cronicità (sintomi percepiti per oltre 3 mesi); per questo si rende necessario trattare immediatamente e profondamente il disturbo.
Per un’accurata diagnosi del disturbo si rende necessaria la diagnosi differenziale con il Disturbo Acuto da Stress che per larga parte è molto simile al DPTS, ma si differenzia sostanzialmente per la durata/insorgenza dei sintomi e alcune manifestazioni dei sintomi stessi.

Come affrontare il DPTS
Il Disturbo Post Traumatico da Stress può essere affrontato clinicamente in più modi, poiché rientra nella categoria generale dei Disturbi d’Ansia per i quali le principali correnti psicoterapiche sono abbastanza efficaci nella gestione-eliminazione dei sintomi. Ad ogni modo gli orientamenti statisticamente più efficaci sono la cognitivo-comportamentale, strategico-breve e il gestaltico. Alcune tecniche da utilizzare sono:

l’esposizione: utile per ridurre le situazioni di evitamento, il soggetto viene invitato a rivivere l’avvenimento nella propria immaginazione e a raccontarlo al terapeuta.
Ri-etichettamento delle sensazioni somatiche: la discussione concreta sulla natura di diverse sensazioni favorisce una categorizzazione ed una più realistica adesione ad un modello dei sintomi di ansia come effetti della sindrome da stress.
Rilassamento e respirazione addominale: le tecniche di rilassamento e di educazione respiratoria sono uno strumento “sotto controllo” del paziente, il quale può utilizzarle quotidianamente ed in modo autonomo per alleggerire la tensione e lo stress.
Ristrutturazione cognitiva: il soggetto può essere aiutato a riconoscere i propri pensieri automatici e spontanei legati all’evento traumatico, pensieri che spesso sono intrusivi, rapidi ed istantanei;
EMDR: la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye Movement desensitisation and reprocessing) è una nuova tecnica messa a punto da F.Shapiro nel 1989 si basa sulla scoperta che alcuni stimoli esterni possono essere particolarmente efficaci per superare un grave trauma.
Homework: un altro aspetto importante è quello delle procedure da attuare tra una seduta e l’altra, i cosiddetti “compiti per casa” o homeworks. E’ utile insistere sulla necessità di attuare i compiti in quanto molto spesso il lavoro progettato ha un senso preciso ed il suo risultato è necessario per la continuità del trattamento.

In conclusione il DPTS e il DAS sono disturbi importanti che non vanno mai sottovalutati né da chi ne soffre, né dai familiari del soggetto, in quanto in alcuni casi, la persona colpita cerca “sollievo” (spesso peggiorando la situazione) con abusi di alcolici, droghe, farmaci e psicofarmaci.
Spesso sono anche associati sensi di colpa per quello che è successo o come ci si è comportati (o per il non aver potuto evitare il fatto), sensi di colpa che sono spesso esagerati ed incongruenti con il reale svolgimento dei fatti e delle responsabilità oggettive. In alcuni casi si vengono a produrre delle significative tensioni familiari, che possono mettere in difficoltà i parenti della persona con DPTS
È quindi importante riferirsi ad un professionista specializzato, psicologo, e/o psicoterapeuta, per affrontare il disturbo il prima possibile, perché con un adeguato trattamento è possibile risolverne la sintomatologia o mitigarla in maniera significativa (in molti casi, anche se si è già instaurata da anni).

Bibliografia e sitografia
Craparo, G. (2013). Il disturbo post-traumatico da stress. Carocci, Roma.
American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision.Edizione Italiana: Masson, Milano.
www.ansia-depressione.net/AD/depressione/DPTS.html
www.apc.it/disturbi-psicologici/disturbo-da-stress-post-traumatico
www.psicologo-milano.it/luca-mazzucchelli-psicologo-milano/consulenza-psicologica-milano/problematiche-trattate/2-non-categorizzato/363-disturbo-post-traumatico-da-stress